Leadership e smart working
Il lavoro da remoto ha fatto emergere dinamiche relazionali e motivazionali nuove che rischiano di ostacolare il lavoro individuale e di team.
In questo periodo, le persone stanno imparando a lavorare a distanza per portare avanti le loro attività e far sì che le aziende in cui lavorano possano rimanere vitali. Il lavoro a distanza sta facendo emergere difficoltà mai incontrate. Anch’io come tutti ho spostato la mia attività in smart working e le mie energie sono assorbite dalle sessioni di web coaching, con cui sto dando continuità al mio lavoro.
Dai colloqui spicca una difficoltà piuttosto chiara: il bisogno per molti manager di trovare un nuovo stile di leadership che funzioni meglio e si adatti più velocemente al contesto dello smart working.
Molti si sentono destabilizzati di fronte alle nuove aspettative che si stanno manifestando. Da una parte, c’è l’ovvio bisogno di continuare il business, conseguire i risultati e risolvere i problemi. Dall’altra, si trovano a dover gestire delle dinamiche relazionali e motivazionali nuove che rischiano di ostacolare il lavoro individuale e di team.
L’emergenza Covid-19, infatti, ha accelerato un processo che in Italia era appena partito e per il quale, francamente, non eravamo del tutto pronti. Ci siamo d’improvviso accorti che avere i PC portatili, le connessioni veloci e i programmi di video conferenza non è sufficiente!
Siamo animali sociali interdipendenti e la distanza forzata, alla lunga, può generare problemi. Le persone rischiano di percepire isolamento e abbandono. Si sentono ancor più lontane dalla stanza dei bottoni, quella in cui si prendono le decisioni strategiche. Le informazioni arrivano frammentate e talvolta sono poco chiare. Le priorità cambiano ancor più repentinamente e si rischia di non avere una visione chiara di dove si sta andando. Le abitudini sociali, il caffè o il pranzo insieme, non ci sono e il gruppo rischia di sfaldarsi. La solitudine alimenta emozioni negative. Ansia, frustrazione, preoccupazione, rischiano di generare pensieri tossici che sfociano in loop negativi e tolgono energie vitali in un momento in cui, invece, è assolutamente necessario reagire con vigore e determinazione.
Quindi che fare? In che modo è possibile rispondere velocemente a questi nuovi bisogni, prima che generino problemi ancor più grossi? Come possiamo far sì che questo cambiamento apporti nuova linfa al modo di essere Leader in una realtà che cambia, in cui lo smart working è, e sarà sempre, più diffuso?
Oggi i manager, anche quelli più autoritari e meno flessibili, sono chiamati a cambiare paradigma: passare cioè da una leadership fondata sul controllo, a una leadership edificata sulla fiducia.
Prima eravamo abituati a osservare i collaboratori, verificarne i comportamenti, monitorare il cosa e anche il come facevano il lavoro. Ma questa emergenza, con le distanze che ha generato e l’impossibilità di movimento, ci sta insegnando che tutto è diventato di colpo obsoleto. Oggi, dobbiamo imparare a monitorare costantemente i risultati, lasciando i collaboratori liberi di agire il processo.
Prima, si aveva la pessima abitudine di dare pochi feedback: addirittura moltissimi manager lo facevano solo durante il performance management! Ora non possiamo permettercelo! Adesso siamo chiamati a dare feedback puntuali, sistematici, di rinforzo e di miglioramento. Solo in questo modo è possibile aumentare l’efficacia, la produttività e l’impatto positivo sugli obiettivi strategici; e contemporaneamente potenziare la motivazione, l’impegno e la focalizzazione.
Prima capitava spesso di partecipare a innumerevoli riunioni, caotiche, destrutturate, senza alcun obiettivo condiviso o ordine del giorno stabilito. Oggi, invece, le riunioni diventano lo strumento principe per coordinare un team. Devono essere periodiche ed estremamente strutturate. Devono avere sempre due obiettivi molto chiari: prendersi cura della relazione e focalizzarsi sul contenuto. Devono avere regole precise, che riguardano i nuovi codici di comportamento, le modalità di comunicazione e il rispetto delle tempistiche e della scaletta.
Prima, molti facevano una cernita delle informazioni da dare. Ora, invece, è indispensabile comunicare ciò che sta accadendo! La lontananza fa sentire le persone escluse, minando il senso di appartenenza! È pertanto importante tenerle aggiornate il più possibile in modo chiaro, diretto e trasparente!
Prima potevamo ingaggiare e motivare attraverso un linguaggio di prossimità e potevamo evitare conversazioni che andassero anche lievemente a toccare toni emotivi. Adesso, invece, è arrivato il momento di far sapere alle persone che ci fidiamo di loro e che tutto può funzionare lo stesso! Dobbiamo far sì che si fidino di loro stessi, che sappiano di poter fare la differenza, nonostante le difficoltà. Dobbiamo incentivare la fiducia negli altri, anche quando non abbiamo più la percezione fisica del gruppo. Dobbiamo porci più che mai in ascolto dello stato emotivo delle persone, perché questo ci da la misura dello stato di salute del nostro team!
Diversi studi sul lavoro a distanza affermano che di solito la produttività non scende, ma anzi rimane solida se la motivazione e il coinvolgimento è alto. Ricordiamoci, quindi, di rimanere un punto di riferimento facilmente reperibile durante la giornata, per risolvere problemi, rispondere ai dubbi e incontrare le persone anche singolarmente. Adesso e più che mai, i nostri collaboratori sono e devono essere la nostra priorità!