La Leggerezza
Nella vita di tutti i giorni, ci portiamo dietro tanti fardelli, che ci rallentano e consumano parte delle nostre energie. Molti fardelli sono fisici e molti altri mentali: in ogni caso, pesano addosso anche se non ce ne rendiamo conto. Ma di tutto quello che ci portiamo dietro, cosa è realmente indispensabile?
Leggerezza
Scoprilo leggendo il mio nuovo articolo, e troverai anche un piccolo esercizio che ti aiuterà a ‘chiudere i cerchi’…
Sono appassionata di montagna e mi piace camminare in mezzo alla natura. Quest’estate ho deciso di raggiungere le tre cime di Lavaredo, partendo dalla val Fiscalina. Dopo aver attraversato il pianoro, ho iniziato tranquillamente la salita: il primo pezzo, si sa, è molto ripido (a dire la verità, anche quello successivo!). Dopo circa 15 minuti, ho sentito dei rumori alle spalle, sempre più vicini: qualcuno stava facendo il mio stesso sentiero. Poco dopo, lo sconosciuto alpinista mi aveva raggiunta e, in men che non si dica, superata e distaccata: andava su bello spedito! Ci rimasi male! Come accidenti faceva ad andare su così veloce?
Poi ho notato il suo zaino, minuscolo! Poteva contenere sì-e-no una bottiglietta di acqua, forse anche un maglioncino e magari un K-way…. In tutto avrà pesato non più di due chili. Così, mi sono fermata e ho tirato giù dalle spalle il mio: era alto più di un metro, un super zaino da trekking! Visto le sue dimensioni avevo pensato bene di riempirlo completamente. Due bottiglie d’acqua: metti che al rifugio l’abbiano finita.
Due maglioni pesanti: non si sa mai, mica che arrivi una tormenta nordica polare. Scarpe di scorta: e se poi magari quelle che ho si rompono? Un binocolo, in caso di avvistamento di un’aquila o uno stambecco. E quindi, anche la macchina fotografica con teleobiettivo per fotografarli: altrimenti, chi ti crede! Un paio di libri, qualcosa per scrivere, agenda, pennarelli… E poi calze di scorta, maglietta, qualcosa da mangiare… Insomma: il mio zaino avrà pesato sette o otto chili. Ci credo che facevo tutta quella fatica!
La camminata fino alle cime a quel punto si è trasformata, in una riflessione.
Di tutto quello che mi stavo portando dietro, cosa era realmente indispensabile? Cosa mi sarebbe servito effettivamente? Quanto peso volevo portarmi sulle spalle?
Anche nella vita di tutti i giorni, ci portiamo dietro tanti fardelli, che ci rallentano, ci affaticano e solo perché esistono, consumano parte delle nostre energie. Molti fardelli sono fisici e molti altri sono mentali: in ogni caso, pesano addosso anche se non ce ne rendiamo conto. Alcune volte accade che dobbiamo tenerceli, non per una nostra scelta. Altre volte invece, più spesso di quanto pensiamo, dipendono da noi.
Ad esempio: non ci piace il comportamento di un collega o collaboratore… ma non abbiamo il coraggio di dirglielo! Abbiamo un dolorino da diverso tempo, ma aspettiamo che passi… solo che non passa! Dobbiamo portare avanti un’attività o un obiettivo aziendale… ma procrastiniamo a causa di altre priorità! Dobbiamo mettere a posto il garage… e ogni volta che parcheggiamo la macchina stiamo male! Dobbiamo prepararci per una presentazione importante… ma lasciamo passare le settimane, aspettando l’ultimo secondo! Abbiamo un problema che dobbiamo risolvere ma preferiamo non vedere, magari si sistema da solo… ma non succede! La nostra scrivania è ingombra… ma non abbiamo tempo per sistemarla! E così via.
Tutte queste ‘non-azioni’ rimaste incastrate in un limbo, sospese tra il passato (in cui sono nate nella nostra mente), il presente (nel quale ce le portiamo addosso) e il futuro che non arriva mai (in cui dovremmo realizzarle), creano uno stato di stress e insoddisfazione.
Immaginiamo, infatti, la nostra vita e tutto ciò che la compone (esperienze, attività, relazioni, sentimenti, comportamenti, pensieri) come dei cerchi. La maggior parte delle volte, viviamo l’esperienza nella sua interezza: la iniziamo, la abitiamo e la chiudiamo. Chiudere il cerchio ci fa sentire bene, in pace e in armonia. Ma talvolta questo non accade: lasciamo aperto il cerchio, provocando un senso di rottura, di interruzione e di caos. Lasciare i cerchi aperti affatica la nostra mente costretta a varcare sempre una porta rimasta aperta sul nulla, fa disperdere le energie e ci rende sicuramente un po’ più fragili.
Allora che fare? Bisogna dipanare la matassa e affrontare i cerchi rimasti aperti.
Come? Semplice: prendi un foglio e con una penna traccia una mezzaluna. Scrivi il nome della tua ‘non-azione’ appena sopra la linea della mezza luna. Nella parte del cerchio rimasto aperto, poi, scrivi l’azione che ti permetterebbe di chiuderlo.
Ora hai: da una parte, un obiettivo definito e sottolineato; e dall’altra, un’azione che chiuderebbe il cerchio. Quindi, non ti resta che decidere quando realizzarla, bloccare in agenda lo slot di tempo necessario, difenderlo dalle altre richieste/priorità e agire con determinazione, coraggio e forza di volontà.
Lo zaino non si svuota da solo!
Devi aprirlo, tirare fuori una cosa per volta e farti delle domande: è necessario portarlo ancora sulle spalle? Ha senso? Oppure è arrivato il momento di gestirlo, lasciarlo andare e continuare il viaggio un po’ più leggeri?
Qualche giorno dopo, ho rifatto la stessa salita, ma molto più leggera: sono andata più spedita… e mi sono anche divertita di più… Ah, poi ha piovuto… e vabbè!
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