Blended learning: se lo conosci lo usi!
Dopo un periodo incerto la formazione sta ripartendo a gonfie vele. C’è grande fermento e voglia di innovazione. E a vincere sono coloro in grado di cavalcare l’onda del cambiamento.
Le nuove tecnologie e il mondo in rapida trasformazione stanno cambiando il modo con il quale oggi facciamo formazione. I partecipanti chiedono sempre più un linguaggio sintetico e la possibilità di fare i propri approfondimenti: praticità, concretezza e momenti di riflessione personale sono diventati ingredienti essenziali. Inoltre, se da un lato, chi segue un corso di formazione vuole apprendere attraverso strumenti tecnologici diversi e, contemporaneamente, potersi confrontare con i colleghi su casi reali, dall’altro ha bisogno di trovare risposte nuove alle sfide veloci che affronta tutti i giorni, sentendosi supportato nella definizione degli obiettivi, motivato a uscire dalla “zona di comfort” e seguito nel percorso di cambiamento.
E qui entra in gioco il blended learning, in grado di soddisfare la multiformità delle attese. Si tratta di un nuovo modo “ibrido” di fare formazione, che permette agli Hr manager e ai formatori di creare velocemente percorsi di apprendimento modulari, assolutamente su misura, composti da diversi ingredienti (non più solo l’aula, quindi), in cui selezionare la “miscela di apprendimento” più adatta, risparmiando i costi di analisi.
Tra gli strumenti maggiormente utilizzati per questo nuovo approccio formativo, figurano per esempio i moduli online di ultima generazione, interattivi, coinvolgenti e con elementi social, che consentono al partecipante di mettersi alla prova con casi, questionari e in-basket in grado di allenare e potenziare le abilità (es. “Organizzare e pianificare il proprio lavoro”).
Un altro ingrediente importante è il webinar, che può essere usato come “lancio” del progetto, come elemento di raccordo tra un modulo e l’altro oppure come vero e proprio laboratorio, in cui praticare la competenza (es.”Apprendere come collaborare a distanza“).
Le classiche aule di formazione sono sostituite dai laboratori di sperimentazione e il docente diventa un facilitatore, che si occupa di far sperimentare strumenti, tecniche e strategie anziché spiegarle.
E ancora, i project work, potenti strumenti di auto-formazione, in grado di favorire l’apprendimento prima, durante e dopo i moduli formativi, ingaggiando il partecipante nell’individuare obiettivi di sviluppo, che vengono raggiunti entro la fine del percorso.
Per garantire la trasferibilità, invece, vengono usati i web coaching o web tutorship. Sono sessioni di potenziamento, in cui partecipante e coach analizzano i successi e le difficoltà, fanno il bilancio di quanto appreso, dei cambiamenti attuati, degli obiettivi raggiunti e dei risultati conseguiti.
Per allenare competenze manageriali specifiche, infine, alcune aziende mettono a disposizione i business game. Sono veri e propri simulatori in cui il partecipante affronta un caso aziendale specifico, oppure deve raggiungere obiettivi e risultati numerici, o risolvere delle difficoltà.
E poi, ancora, esperienze sul campo, cartoline formative, video, podcast, mentoring: il vantaggio del blended learning è davvero nell’estrema personalizzazione non solo degli obiettivi, ma anche – e soprattutto – delle modalità con le quali raggiungerli, creando ogni volta una nuova alchimia.