Gestire il Cambiamento
La resistenza al cambiamento è insita nella nostra mente e ha un nome: “Pregiudizio dello Status Quo”. Ma, nella nostra mente, convivono anche le risorse per contrastarla
Provo sempre un certa nostalgica magia, quando sento qualcuno dire: “Si è sempre fatto così!”.
Mi immagino il poveretto o la poveretta arroccati nel loro castello di carta, con il ponte levatoio alzato, a buttar giù olio bollente a chiunque cerchi di farli ragionare. Combattono fino allo stremo una guerra persa contro i cambiamenti. Fino a quando non sono costretti a sventolare bandiera bianca e adeguarsi finalmente anche loro, fino al successivo cambiamento…
Ma perché è così difficile cavalcare i cambiamenti? Perché anche quelli positivi, talvolta ci spaventano?
Gli psicologi hanno scoperto che il nostro cervello tende a mantenere lo Status Quo! Di fronte a situazioni di incertezza, a cambiamenti inaspettati, dove sono in gioco diversi fattori da prendere in considerazione, la nostra mente predilige la situazione attuale, anche quando si dimostra meno vantaggiosa. È un errore che facciamo tutti, chi più, chi meno. Si chiama “Pregiudizio dello Status Quo”: ci rende resistenti al cambiamento.
Come se non bastasse, siamo animali abitudinari, amiamo le nostre routine! Abbiamo abitudini per tutto! Frequentiamo gli stessi posti, ristoranti, negozi, locali. Facciamo sempre le stesse azioni: appena ci alziamo al mattino, la strada per andare al lavoro, l’organizzazione della nostra giornata. Passiamo il nostro tempo con le stesse persone. Usiamo le stesse strategie per raggiungere i nostri obiettivi e tendenzialmente pensiamo sempre allo stesso modo, grazie alle nostre convinzioni, credenze e giudizi.
I cambiamenti mettono a dura prova tutto ciò: dai più piccoli a quelli più complessi, impongono di uscire dalla nostra Comfort Zone, alla ricerca di nuove e più funzionali abitudini.
Così, sempre più spesso oggi, i manager si trovano a dover gestire tre tipologie di sfide: imparare a gestire i propri cambiamenti; aiutare i collaboratori a gestire quelli del team; e facilitare il cambiamento nei propri clienti.
Come fare? Possiamo dotarci di tre risorse.
Una prima risorsa importante è sapere come ciascuno di noi reagisce ai cambiamenti. Attraversiamo quattro fasi. Dapprima opponiamo un deciso rifiuto: come struzzi nella sabbia, non accettiamo che l’evento destabilizzante sia capitato proprio a noi. Poi cerchiamo di resistere strenuamente: vogliamo che nulla cambi nella nostra vita, per cui lottiamo, ci arrabbiamo, ostacoliamo, boicottiamo, resistiamo nelle nostre vecchie abitudini. A un certo punto iniziamo ad accettare che gli eventi siano mutati: abbiamo lasciato andare il passato e iniziamo ad adeguarci al nuovo contesto. Infine, possiamo integrarci: abbiamo consolidato nuove abitudini e ci sentiamo bene nella nuova condizione.
La seconda risorsa si chiama resilienza. È la capacità di riprendersi dalle avversità, diventando ancor più forti di prima.
La terza ha a che fare con il governo delle abitudini. Se da una parte ci aiutano a risparmiare le energie, dall’altra, non tutte le abitudini sono funzionali. E’, quindi, indispensabile comprendere quali contribuiscono al nostro benessere e al raggiungimento dei nostri obiettivi e quali invece non sono salutari, scoprire come funzionano e come modificarle.