La Paura vive nel presente….
Tornata dalle vacanze ho avuto il mio primo attacco d’ansia. È stato terribile! D’improvviso il mio cervello è andato in black-out. Il respiro si è fatto corto. Il cuore ha cominciato a battere all’impazzata. Un fortissimo senso di oppressione mi ha impedito di pensare in modo lucido. E la mia mente fissata su un unico pensiero terrificante. È durato una decina di minuti e sono stati così intensi da lasciarmi frastornata per l’intera giornata…
La paura vive nel presente; mentre l’ansia abita il futuro.
Quella mattina, infatti, avevo bisogno di acquistare una nuova libreria, così decido con un’amica di fare un giro in un famoso rivenditore di mobili. Mentre cammino tra i vari scenari proposti, sognando di trasformare tutto l’arredamento di casa, vedo in un angolo una bellissima poltrona rossa. Sembra davvero molto confortevole. Penso sarebbe perfetta nel mio studio. Così mi avvicino e la provo. Fantastico: è morbida e accogliente per i miei clienti.
E poi è avvolgente: perfetta anche per perdersi tra le righe di un libro o abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. Insomma, prendo le misure e scatto una foto: voglio pensarci su e capire se effettivamente ci sta nel posto che ho in mente. Avanzando lentamente poco più avanti noto la testiera di un letto. Che carino! Sarebbe bello sostituire il mio: è vecchio e le doghe sono un po’ imbarcate… Quindi, prendo le misure anche di questo.
Proseguo e arrivo nel reparto librerie. Trovo quella che mi interessa, segno le coordinate per il ritiro e vado avanti. Mi fermo in ogni dove: siedo, tocco, provo, osservo, valuto… E immagino… Ad un certo punto, però, mi accorgo che le mie spalle sono troppo leggere. Oddio non ho più il mio zaino! Devo averlo appoggiato da qualche parte, penso! Ma dove?
Ripercorro a mente le azioni che ho fatto… l’ultima volta che l’ho aperto… quando me lo sono tolto… Devo averlo appoggiato sul letto che mi piaceva tanto. Torno indietro di corsa, supplicando l’universo di trovarlo ancora lì. Ma purtroppo non c’è! Mi guardo attorno e realizzo che qualcuno lo ha preso…
È a quel punto, in quel preciso istante, che nasce il mio sequestro emotivo! Inizio a pensare a cosa ho perduto: il portafoglio, i soldi, i documenti, il cellulare, le chiavi della macchina, persino il tablet e il cellulare aziendali! Immagino le conseguenze: come faccio a tornare a casa; la denuncia dai carabinieri; di dati dei clienti… Il ladro che ha la mia borsa – penso – sta scappando via. Così inizio a recarmi con passo spedito verso l’uscita, guardando tutte le persone che incontro, sperando di intercettare il mio zaino.
L’ansia funziona così: si accende in noi il pensiero di una possibile catastrofe e quell’immagine ci spaventa talmente da credere che quella remota possibilità si stia per realizzare davvero. Quindi, agiamo “come se” fossimo dentro quel futuro immaginato! Ma la realtà è ben diversa: noi non siamo in quel futuro tragico, solo che non ce ne rendiamo conto. Pertanto, tutte le decisioni che prendiamo mentre “siamo dentro” quell’emozione, potrebbero rivelarsi a posteriori anche profondamente sbagliate. L’ansia, infatti, è molto diversa dalla paura.
La paura si attiva quando effettivamente davanti a noi c’è un pericolo – vero o presunto – e serve affinché il nostro corpo si predisponga ad affrontarlo al meglio, ad esempio, decidendo di scappare o lottare. Quando proviamo paura non siamo in grado di ragionare: è l’istinto che agisce, con l’unico scopo di salvarci la vita. Una volta scomparso il pericolo, la paura termina. Ha un arco temporale circoscritto all’evento e abita nel qui ed ora.
L’ansia, invece, vive nel futuro. Il pericolo non è davanti a noi, ma è soltanto immaginato; non è un’emozione circoscritta all’evento, ma può durare anche diverso tempo poiché è scollegata dalla realtà. La buona notizia, però, è che con l’ansia si può ragionare, anche quando è profondamente violenta come quella che ho vissuto io.
Per calmarmi, infatti, la mia amica ha posto le domande giuste. Perché stavo andando verso l’uscita? Cosa mi faceva pensare che lo zaino fosse stato rubato? Avevo visto qualcuno portarlo via fisicamente? Poteva essere che non ricordavo dove l’avessi appoggiato? E una volta ripreso il controllo, ha attivato la security per gestire il potenziale rischio di un furto e, contemporaneamente, mi ha riportato indietro in tutti i posti in cui ci siamo fermate. Insieme abbiamo fatto il percorso a ritroso e abbiamo ritroviamo lo zaino dove l’avevo lasciato: per terra, in un angolo nascosto tra la poltrona rossa e il muro. Per inciso: nessuno l’aveva toccato!
l setting goal setting goal setting goal setting goal setting goal setting goal setting goal setting goal settingQuando incontriamo momenti difficili (in cui la motivazione viene meno o le criticità ci mettono a dura prova), torniamo alla nostra visualizzazione dell’obiettivo raggiunto: espandiamola, assorbiamo le energie positive che questo obiettivo, una volta raggiunto, potrà offrirci e ricominciamo a lavorare osservando tutti i successi conseguiti finora.